COMFORT ZONE

Apprezzare la solitudine è per molti, non per tutti! Arrivare a sentirsi sereni e appagati nella solitudine è un processo che implica dolore e sofferenza, nonché una grande dose di pazienza. Perché? Perché purtroppo questo processo, che tanto detestiamo, avviene per effetto di una causa: una delusione, che sia d’amore o nell’ambito delle nostre amicizie o sul lavoro, che importanza ha? Quella delusione ci fa emergere emozioni negative che generano malcontento, tristezza, depressione, e, inevitabilmente, ci conduce dritti nella “comfort zone”, luogo nel quale ci lecchiamo le ferite prima di ripartire per una nuova e scoppiettante delusione!

Comfort zone: il genere umano

Alla base di tutto c’è il genere umano: le persone, sempre insoddisfatte e perennemente scontente, pronte a criticare e a giudicare il prossimo in ogni occasione. E sapete cosa ho capito? Che qualsiasi cosa tu possa fare: prostrarti, umiliarti, addirittura renderti ridicolo agli occhi di chi vuoi appagare, ma per certa gente non sarai mai all’altezza delle loro aspettative. Ti continueranno a snobbare sentendosi superiori. Ho compreso, quindi, che è meglio imparare a stare da soli e cavarsela con le proprie forze in ogni occasione, piuttosto che poggiarsi su dei finti pilastri. Del buon e sano egoismo non guasta, in virtù del fatto che quando si ha bisogno davvero, tutti scappano!

Comfort zone: il canto delle sirene

L’umanità è contorta. È in grado di amare e di raggiungere dei livelli altissimi di fedeltà verso qualcuno che invece è disposto a buttarlo in pasto agli squali in un nano secondo per pochi spiccioli. Siamo in grado di sminuirci e di fidarci di qualcuno solo perché ci dice quello che vogliamo sentire. È un po’ come il canto delle sirene che ci ammalia e ci soggioga la mente fino a farci credere chissà cosa. Poi la cruda verità rimescola le carte in tavola e ci fa sentire addirittura sbagliati! Quello è il momento più brutto, quanto il buio oscura la nostra luce e ahimè quella luce ad ogni delusione si affievolisce!

Comfort zone: il proiettile decisivo

Quando ci feriscono irrimediabilmente mettiamo in discussione il nostro vissuto e facciamo molta fatica a rimetterci in piedi. Purtroppo una delusione è pur sempre una delusione e segna la nostra anima più di quanto noi pensiamo. Il processo di guarigione è un percorso lento, pieno di insidie e trabocchetti, tra l’altro, anche molto doloroso, che porta a una chiusura e alla mancanza di fiducia nei confronti del prossimo.

A me è successo diverse volte e ogni volta la sofferenza che ho provato è stata tale da piegarmi. Mi ha indotto a costruirmi intorno un muro invalicabile dietro al quale c’ero solo io. Sapevo che era dura poter contare solo su me stessa, ma almeno nessuno mi avrebbe ferita. Ci si ritrova ad alzare la guardia, eppure col tempo ci si ammorbidisce e ci si ricasca ancora e ancora. Credo sia nella natura dell’essere umano abbassare la guardia ad un certo punto, ed è lì che poi colpiscono più duramente, e la cosa più brutta è che siamo sempre noi a fornirgli i proiettili per spararci il colpo decisivo! Come? Ve lo spiego subito!

Fiducia mal riposta

In sostanza frequentare assiduamente una persona ti mette nella condizione di condividere. La condivisione genera fiducia, la fiducia fa accrescere la confidenza, è in quel momento che ci sentiamo a nostro agio ed è in quel preciso istante che inizia la nostra discesa verso gli inferi! Macabro vero?

Entrare in empatia con una persona implica sentirsi liberi di essere sé stessi, e riusciamo perfino a mettere a nudo la nostra anima. Raccontiamo quello che ci ha fatto male, che ha compromesso la nostra fiducia verso il prossimo. Esponiamo le nostre ferite come in una vetrina! La parte migliore e peggiore di noi è alla mercé di qualcuno che pensiamo se ne possa prendere cura. Purtroppo, il più delle volte, non è in grado di gestire la situazione e alla prima occasione, senza crearsi alcuno scrupolo sulla nostra vulnerabilità, userà quanto gli è stato fornito a suo vantaggio per colpire meglio e più a fondo!

Comfort zone: parte di qualcosa

Nella vita che conduciamo, siamo abituati a tante brutture. Dalle discussioni in macchina con altri guidatori, alle liti alla posta per la fila o a tutte quelle piccole e grandi scocciature che ci mettono alla prova in continuazione. Ebbene, quando finalmente ci concediamo il lusso di qualcosa di bello, ci aggrappiamo a quell’illusione e ce la teniamo stretta, costruendoci nella testa tutta una storia che somiglia molto a una favola e vediamo quelle persone che riteniamo importanti per il nostro vivere per come si descrivono, non per come sono veramente! Insomma oscuriamo difetti e pregi a nostro piacimento.

Credere di essere parte di qualcosa, o parte di qualcuno è l’inganno o la magia più gettonata della vita. Pensiamo che esserlo ci renda più forti, ma non è così! Siamo forti perché ci rimbocchiamo le maniche e ci diamo da fare, siamo forti quando lo necessita. Siamo forti perché la forza la troviamo dentro di noi, non attraverso qualcun altro. Eppure continuiamo a cercare la nostra forza da fonti diverse da noi … mah, chissà perché?!

Comfort zone

La nostra forza si rigenera nella comfort zone, un luogo in cui ci sentiamo protetti e possiamo rimarginare le ferite che ci hanno inflitto. È un luogo dove gestiamo le nostre emozioni in perfetta solitudine, affrontiamo i nostri demoni e ricostruiamo la nostra autostima. Per farlo ci prendiamo tutto il tempo di cui necessitiamo. Talvolta è un processo lento e doloroso, qualche altra è più veloce e costruttivo. È un luogo dove ci poniamo domande, dove mettiamo in discussione il nostro operato, dove possiamo cercare delle risposte, fare congetture e perfino arrivare a delle conclusioni che ci pongano in una situazione di benessere fisico, psichico ed emotivo.

La mia comfort zone è il luogo in cui rigenero la mente dopo il terremoto di emozioni che mi hanno scombussolato. È il posto dove cerco me stessa, dove mi coccolo con ciò che amo fare. Mi godo la mia solitudine apprezzandone ogni sfaccettatura. Non mi è mai pesato restare da sola, ma anzi ne ho apprezzato sempre i vari aspetti. Adoro questo posto, qui sono me stessa senza il peso del giudizio altrui, senza deludere le aspettative degli altri, dove tutto, ma proprio tutto, è a misura di Monica!!!

Area personale

A chi di noi non è successo di ritirarsi nella comfort zone? A me è successo parecchie volte e ultimamente fin troppe, tanto che non ero ancora riuscita a metabolizzare una situazione che sono stata aggredita da un’altra! Il risultato? Mi sono chiusa a riccio in me stessa. Nel mio bozzolo di solitudine ho tutto quello di cui ho bisogno, non mi serve altro per la mia serenità! Non voglio sentirmi più sbagliata o inadeguata, se non addirittura in difetto per qualcosa che non ho detto, né fatto. Non ho intenzione di chiedere scusa per qualcosa che non mi appartiene. Le persone devono imparare a prendersi le proprie responsabilità, senza affibbiare la colpa agli altri per scaricarsi la coscienza!

Comfort zone: viva la solitudine

Se sbaglio chiedo scusa, è una mia regola di vita. Se ti comporti male con me e mi fai anche sentire in difetto per le tue colpe non puoi aspettarti che io sia disposta alla comprensione. Ho imparato a guardare avanti e passare oltre: è sopravvivenza! Certo, non nascondo che metabolizzare il dolore non è cosa facile. La sofferenza protratta nel tempo fa parte del processo di guarigione, poi però, piano piano, se ne esce e devo sempre ringraziare me stessa e la mia forza. Per questo motivo preferisco la solitudine condivisa solo con la sottoscritta, che sentirmi inadatta in situazioni dove sono gli altri ad avere il controllo sulle mie emozioni! Viva la solitudine!

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