Le cose belle finiscono sempre, chissà perché? Chissà, se la felicità di un momento spensierato è direttamente proporzionale allo sconforto di quello successivo? Perché provare quella nostalgica sensazione, che fa crescere in noi il desiderio di ritrovarsi nell’immediato in uno di quei momenti che ci hanno donato tanto, deve essere un istinto primordiale? Ecco, questa è una cosa che proprio non riesco a capire! Com’è possibile che quella gioia che ti fa sentire ricco, in un momento che ritieni prezioso, possa essere così effimera? Eppure è proprio così! È una ricchezza fugace e falsa, illude e inganna, l’effetto può dare dipendenza causando gravi crisi di astinenza!
Le cose belle finiscono sempre: la misura dell’essere felice
Quanto sarebbe bello, da uno a una qualsiasi cifra numerica, se potessimo essere sempre felici? Se le cose belle che ci accadono nella vita, se i momenti di sana felicità, non finissero mai? Quanto sarebbe gratificante se si potesse vivere sempre, ogni giorno, ogni momento, con quella magnifica euforia che ti spinge a sorridere alla vita? Come se tutto quello che ruota intorno a te fosse magia allo stato puro, che ti fa desiderare che tutti siano felici, proprio come lo sei tu!
Ecco servita la mia risposta! Non esiste nessuna cifra che possa esprime l’incontenibile sensazione di benessere di quei momenti, perché per quanto la vita possa essere bella, è faticosa e ti presenta tanti di quei conti che a volte spegne ogni entusiasmo. Ti fa anelare quel ricordo di felicità come se non esistesse più un domani, per questa ragione, ogni raro attimo di felicità prende un valore assoluto che non è quantificabile, vale più di ogni cosa al mondo, non siete d’accordo?
Le cose belle finiscono sempre: quel momento in cui tutto è possibile
Vi siete mai sentiti così? Vi è mai capitato nella vita, almeno una volta, di sentirvi felici in un modo tanto straordinario? Come se quella felicità di cui stiamo parlando vi stesse facendo vivere in un mondo dove tutto è perfetto, dove tutto quanto è possibile? Non parlo di quella felicità che dona solo sorrisi e una specie di pace tranquillizzante, parlo di quel genere di felicità che ti fa scoppiare il cuore, che ti fa sentire padrone del tuo destino!
A me capita molto spesso e provare una sensazione del genere è, al tempo stesso appagante, perché ti fa sentire dannatamente bene, e sconcertante, perché quando finisce devi combattere contro qualcosa che ti spezza il cuore per il novanta per cento delle volte. Ecco, in quei momenti, quando ho toccato l’apice di una gioia, ho creduto che nulla potesse più ferirmi, ho pensato che ogni cosa sarebbe andata nella giusta direzione, ero sicura che niente e nessuno avrebbe potuto strapparmi quello stato di grazia. Desideravo, con tutta me stessa, che tutti intorno a me si sentissero come mi sentivo io, perché era qualcosa di talmente bello da volerlo condividere con il mondo intero! Volevo che ogni persona potesse godere di quello stato di grazia che mi permetteva di sentirmi invincibile, invulnerabile.
Il rovescio della medaglia
Ma attenzione, perché purtroppo esiste il rovescio della medaglia! È come se l’universo debba sistematicamente rimettere in equilibrio lo stato naturale delle cose e quindi ad un momento di felicità ne deve seguire uno al suo esatto opposto. Credo si tratti della legge della compensazione che deve, a tutti i costi, rimettere nella giusta proporzione le emozioni, deve sistemare la corretta angolazione dei fatti. Così, quando raggiungiamo il punto massimo della divina felicità, poi dobbiamo necessariamente ridiscendere nella zona oscura dell’infelicità, per compensare lo stato di grazia con quello di disgrazia. Mi scoccia tanto doverlo ammettere, ma questa cosa non mi piace affatto, non la riesco a digerire!
Un equilibrio psico-fisico a cui non si deve rinunciare
Non sono triste, né malinconica in questo particolare momento della mia esistenza, penso solo che quando le cose belle finiscono, una piccola parte di noi finisce insieme a loro. Quando ci adattiamo a qualcosa che ci fa star bene, tanto da diventare una routine che equilibra la nostra mente e il nostro corpo, è difficile rinunciarvi in un secondo momento, come se, da quel piccolo angolo che ci siamo ritagliati per il nostro benessere fisico e mentale, dipendesse la nostra intera esistenza, e in parte è proprio così!
Tutto ciò nuoce gravemente alla salute! Far salire in alto l’umore per poi riportarlo giù in modo brusco non fa bene al nostro equilibrio psico-fisico! Ma non si potrebbe vivere la vita in un costante moto di equilibrio? Certo, ma sarebbe chiedere troppo persino a noi stessi! Siamo degli esseri estremamente semplici, stupidi e incontentabili, in grado di stufarsi subito di una vita senza scossoni, ci lamentiamo di ciò che non va, ma in fondo ci piace sguazzare nelle nostre disavventure, addirittura ci piace fare a gara per chi ha più disagi nella vita.
Le cose belle finiscono sempre: paragoni col quotidiano
Per esempio, prendiamo un bel romanzo, con una trama coinvolgente, che ci fa calare nel personaggio e ci fa vivere un’esperienza tutta nuova e piena di avventura tanto da contagiare il nostro entusiasmo. Quando voltiamo l’ultima pagina e la storia finisce ci lascia con una sorta di amarezza e tutto il bello e il buono che ci abbiamo trovato dentro lo rimpiangiamo, vorremmo tornare indietro e ritrovarci nel punto in cui tutto appariva straordinario, stavamo talmente bene che volevamo solo poter restare in quello stato di grazia. Invece ci ritroviamo nella situazione opposta: è sconfortante dover combattere emozioni negative, quando vorremmo solo immergerci in quelle positive!
Le cose belle finiscono sempre: come contenitori sterili
O ancora, prendiamo qualcosa che non dipende direttamente da noi! Qualcosa che si fa perché ci fa sentire in armonia con l’ambiente che ci circonda e lo facciamo perché possiamo trarne un grande beneficio, come andare a prendere un caffè con un’amica. Diventa un rito, diventa una necessità, diventa qualcosa che sentiamo il bisogno di fare perché ci aiuta ad affrontare meglio il quotidiano, ci fa star bene dentro quando tutto fuori è un disastro, poiché si condividono le frustrazioni giornaliere. Ad un certo punto, però, col passare del tempo qualcosa si spezza, e invitabile o no, diventa un peso da dover alleggerire.
Così, quello che ci aveva dato tanto finisce, lasciandoci con un enorme buco vuoto da dover riempire di nuovo. Tutti noi siamo come dei contenitori sterili da riempire di cose belle, e purtroppo anche di brutte, che devono sempre avere una fine, ma non sottovalutiamo il concetto, dal momento che a quella fine corrisponde un anche nuovo inizio, innescando il naturale circolo della vita!
Le cose belle finiscono sempre: chi va e chi viene
Sembra proprio che io stia parlando di cose astratte, ma se ci riflettiamo bene non è così! Accade anche con una bella amicizia che per un attimo ti fa raggiungere l’apice della felicità, credi che quella persona compensi tutti i tuoi malumori, credi che non ci sia situazione in cui possa ferirti, perché ti vuole bene, tiene a te, ti conosce e non userebbe mai il tuo stesso dolore contro di te. Invece, come un fulmine a ciel sereno, quel rapporto ti tradisce e la magia di quell’unione che consideravi l’eccellenza si esaurisce ed è inevitabile, l’amicizia finisce.
Puoi anche provare a riprodurre quella magia che ti ha reso felice per un determinato periodo, ma non sarà mai più la stessa cosa, non funzionerà più come funzionava prima, quando tutti i pezzi combaciavano alla perfezione. È demotivante lo so, come so che quel vuoto, col tempo, verrà colmato da qualcos’altro che potrebbe anche essere migliore!
La curva della felicità
Non lo so se sia statisticamente provato o scientificamente testato, ma le cose belle finiscono sempre, come se debbano compiere un ciclo completo con un inizio e una fine. Da cosa dipenda non lo so, ma so che quando la fase iniziale ci porta in alto e tocca l’apice, anche la nostra gioia è ai massimi storici, ogni cosa ci appare grandiosa, tutto è possibile, siamo felici all’ennesima potenza. Poi, capita l’inevitabile, qualcosa che rompe il momento e dal quale non si può tornare indietro. Inarrestabile è la fase della discesa, che, di certo, è la parte meno appagante, soprattutto perché si trascina dietro emozioni negative: malinconia, impotenza, nostalgia, rimpianti, ripensamenti, rimorsi, delusione, amarezza, insoddisfazione, sfiducia.
Io, nella mia folle introspezione personale, ho dato un nome a questo ciclo, lo chiamo “la curva della felicità”. Immaginate un po’ in quante sfere mi sono trovata a precorrerla, da quella lavorativa a quella amorosa, passando per quella dell’amicizia. Ci sono state volte che per riprendermi ci sono voluti mesi, altre ci ho impiegato assai poco. Tuttavia in entrambi i casi mi hanno dato la possibilità di crescere emotivamente e di diventare la persona che sono oggi, quindi alla resa dei conti non tutti i mali finiscono per nuocere, ciò non toglie, però, che causino disordine e malumore.
Afferriamo la felicità e godiamocela
Tutto questo lungo e tediante discorso, e anche un po’ complicato e snervante, per dire che: quando ci troviamo dentro un momento idilliaco che ci fa sentire bene, se non addirittura felici, dobbiamo afferrarlo e goderne senza rimuginarci troppo, lo dobbiamo sfruttare fino in fondo, perché il momento è troppo fugace e sarebbe molto stupido lasciarlo finire prima del dovuto, lo dobbiamo soprattutto a noi stessi! Non importa se a provarlo siamo soli, talvolta, essere egoisti fa bene al cuore, perché provare felicità regala al nostro benessere psico-fisico quella voglia di vivere che ci permette di ricercarla soprattutto quando pensiamo di averla persa, ed è di vitale importanza se vogliamo vivere in questa vita che ci mette costantemente alla prova!