Eccoci di nuovo qui, nello stesso punto dello scorso anno. Cosa è cambiato da quando tutta questa folle e assurda storia è iniziata? Io proprio non lo riesco a capire! Ci ritroviamo punto e da capo, come se fossimo in un loop infernale, un incubo senza fine dal quale è difficile uscire, che mai e poi mai, avremmo pensato nella nostra esistenza di vivere! Tra qualche decennio ripenseremo a questo periodo come se fosse qualcosa che non ci ha toccato veramente, invece anche se non volgiamo ammetterlo ci ha segnato per il resto della nostra esistenza.
L’umanità scarseggia
Questo oramai lungo periodo di grandi sacrifici, di stravolgimenti non ci ha reso persone migliori, siamo a mio avviso peggiorati, la nostra umanità è scomparsa. Il nostro umore è in bilico tra l’essere persone demolite dagli eventi e quello di trovare una qualche forma di autoconservazione. Tra il sentirsi pronti a ricominciare a vivere in un mondo che sarà ostile e quella sostanziale capacità che l’essere umano ha nel riuscire a tirare fuori il suo spirito di sopravvivenza.
Un incubo senza fine dal quale è difficile uscire: una pandemia globale
Giusto qualche giorno fa abbiamo commemorato la data che ha sancito la nostra entrata nell’incubo peggiore che si sia mai abbattuto sulle nostre teste. L’Italia è stato il primo paese in Europa a barricarsi in casa a causa della pandemia. Le persone hanno cominciato ad infettarsi e a morire a centinaia, poi a migliaia, ritrovandoci molto presto sotto la stretta inarrestabile del Coronavirus Covid-19. Ben presto ci siamo ritrovati a vivere dentro uno di quei film apocalittici dove un virus letale uccide buona parte della popolazione mondiale. Non eravamo più spettatori discreti, divertiti o anche sorpresi dall’assurdità di quello che stavamo guardando. Eravamo diventati improvvisamente i protagonisti di una selezione naturale dove a sopravvive è il più forte. Siamo stati catapultati in una realtà virtuale che non ci apparteneva e che non avevamo la minima idea di come affrontare, tantomeno sconfiggere! Oggi, a circa un anno di distanza, siamo fermi nella stessa posizione, come una pedina nella dama: non sappiamo ancora in quale direzione muoverci in questo delirio chiamato pandemia globale!
Dal paziente zero a quello che verrà chiamato “ultimo”
All’inizio del lockdown, imposto dal giorno alla notte, ci siamo ritrovai nel conforto e la protezione delle nostre case. Io e chi mi era vicino, guardavamo il telegiornale attoniti, increduli, distanti dalle notizie come se non ci appartenessero davvero. Invece erano lì, consistenti, incombevano pesanti sul nostro cuore. Le persone si stavano infettando velocemente di Covid-19 e morivano da soli. Questa era la cosa più inquietante. Gli ospedali erano al collasso e lo sono ancora. Non eravamo pronti! Mancava tutto, dalle mascherine a cose molto più importanti per salvare vite. Dal paziente zero e quello che verrà definito un giorno come il paziente “ultimo”, c’è un numero stratosferico di vittime che solo a pronunciarlo mi verrà, sempre quel giorno, la pelle d’oca!
Il dolore della perdita
Il dolore della perdita è straziante di per sé, non oso pensare cosa possa voler dire lasciare andare un padre, una madre, una sorella, un fratello, un marito, una moglie, un figlio senza avere il privilegio di rivederli vivi. Tutte quelle persone che se ne sono andate in silenzio hanno lasciato un vuoto apparentemente falso in chi li aspetta ancora. Mi rendo conto che non prendere coscienza della morte di una persona cara è come non perderla davvero. La nostra mente non è programmata per comprendere l’incomprensibile. Siamo solo semplici essere umani che hanno bisogno di certezza anche nella morte e non poter vedere chi ami in quel momento è come trattenerlo accanto a te, attraverso un dolore insopportabile senza fine.
Un incubo senza fine dal quale è difficile uscire: un mondo nuovo a cui adattarsi
Durante il periodo più brutto della nostra vita, tuttavia ci siamo adattati, ci siamo dovuti plasmare secondo l’evolversi della situazione, come è nella natura dell’essere umano! Abbiamo continuato a vivere la nostra vita in un modo del tutto nuovo, una vita che non conoscevamo ovattati dentro le quattro mura di casa nostra. Siamo stati in grado di superare quel senso claustrofobico che ci ha procurato sentirci reclusi dentro un luogo, dove abbiamo imparato a fare tutto e a farlo tutti insieme. Abbiamo dovuto capire che un bacio, una carezza o un abbraccio, un tocco delicato, può essere letale per la nostra salute. Trascorriamo intere giornate con le mascherine, igienizzando le mani come maniaci ossessivi compulsivi. Chiacchieriamo a distanza. Eseguiamo tamponi al primo sospetto, come il più sconsiderato degli ipocondriaci. Viviamo la nostra vita in un mondo che non sarà più quello che conoscevamo. Lo facciamo perché è necessario per la sopravvivenza del genere umano, mossi da un insolito senso civico che raramente ci appartiene.
La mia esperienza con il Covid-19
Poco prima che iniziasse la clausura io ero già a casa per una brutta influenza. Il sospetto che avessi contratto il virus era quasi scontato. Mio marito era stato per lavoro nel nord d’Italia giusto una quindicina di giorni prima della mia brutta influenza. Mi ricoverarono. Fu una delle esperienze più brutte della mia vita. Ero isolata in una stanza asettica e monocolore, con le flebo attaccate in entrambe le braccia, quindi con l’impossibilità di muovermi. Mi sono ritrovata a vivere una situazione assurda e scioccante che ha messo a dura prova la mia psiche.
A salvarmi è stata la tecnologia e un buon libro da leggere
Ci sono state due cose che mi hanno salvata, sapete quali sono? La prima è stata la tecnologia: il mio cellulare mi ha tenuto compagnia, ha alleviato in parte la mia solitudine di quei due giorni di isolamento. I miei genitori, mio marito e i miei figli mi chiamavano spesso facendo con me delle lunghe video chiamate. La seconda è stata leggere, impegnare la testa con una bella avventura da vivere era molto meglio che pensare allo stato in cui versavo. Ho letto due libri in due giorni, me li ero fatta prontamente inserire nella borsa portatami dopo il ricovero. Vi sembrerà una frase scontata ma un libro ti salva la vita, sempre!
Un incubo senza fine dal quale è difficile uscire: un anno faticoso
Non è stato semplice, però mi sono rimboccata le maniche e ho riorganizzato tutta la mia vita in funzione di ciò che era necessario fare per la mia famiglia. Quindi ho dovuto impegnarmi non solo a fare da mamma ai miei figli, ho dovuto fare anche la cuoca a tempo pieno, senza avere la possibilità di staccare la spina nemmeno per una sera. Sono diventata la loro istruttrice di Pentathlon. Parrucchiera per due ore. Ho lavorato in smart working e in ultimo, ma non per questo meno importante, mi sono trasformata in maestra e professoressa, ritrovandomi il più delle volte confusa nello spiegare loro nozioni che non ricordavo più e che cercavo su Google per tamponare la mia ignoranza sulle metodologie di insegnamento di oggi.
La veste da psicologa
La veste che più mi ha pesato indossare è stata quella della psicologa. Non è stato affatto facile aiutarli in un percorso di accettazione, dove il mondo stava drasticamente cambiando. Spiegare loro l’importanza dell’ausilio della mascherina e la motivazione per la quale la distanza di sicurezza è necessaria per poter vivere tranquilli. L’essere diffidenti non è da vedere come una cosa brutta, ma solo una sorta di protezione che attiviamo verso noi stessi. Fargli comprendere che stare a casa, non incontrare parenti e amici può contribuire a migliorare una situazione catastrofica. Dicono: “necessità fa virtù”, però è stato stancante fare tutto quello che ho fatto!
Un incubo senza fine dal quale è difficile uscire: una vita spericolata!
Ora sembrerò impopolare, lo so, però io sono stata molto bene! Dopo il primo momento di destabilizzazione, sono riuscita subito ad organizzarmi. Anzi ho apprezzato vivere la vita con calma senza dover correre a destra e a manca per i molti impegni dei miei figli. Districarmi tra famiglia e lavoro non è affatto semplice e ritrovarsi quasi per magia ad avere tempo per fare tutto mi è sembrato davvero straordinario, ma soprattutto stimolante. Ho potuto godere dei tanti momenti liberi che avevo a disposizione. Ho dato sfogo alle mie passioni più spericolate.
Lettura, scrittura, serie Tv e film
Ho letto tantissimo, ho scritto tantissimo. Ho accumulato tanti libri grazie al mio gruppo WhatsApp (Lo spaccio del Libro). Fortunatamente anche le più grandi case editrici hanno messo a disposizione libri gratis ed io e le mie amiche con cui condivido un caffè settimanale (un caffè con le amiche), non ci siamo fatte scappare l’occasione. Inoltre ho avuto sufficiente tempo a disposizione per guardare alcune serie TV, visto che sono un’appassionata. Nonché una buona parte dei film che avevo messo nella mia lista dei desideri, in fondo, una volta svolto il dovere avevo tempo per godermi il piacere!
Un incubo senza fine dal quale è difficile uscire: stiamo entrando in un nuovo lockdown
Da domani saremo di nuovo agli arresti domiciliari! Confesso di essere un pelino preoccupata! Temo che ci resteremo più del previsto. Ho paura che i miei figli, così come quelli degli altri, possano accusare di nuovo il colpo. Ho le mie remore sull’organizzazione della scuola, ad esempio noi già sappiano che non cominceremo domani con il piando in DAD (didattica a distanza). Faremo di nuovo la fila per andare a fare la spesa, mi improvviserò di nuovo parrucchiera per due ore e tirerò fuori, ancora una volta, il lettino da psicologa, sperando che sia l’ultima. Insomma dovrò rifare gli stessi passi compiuti un anno fa, come se fossi dentro un loop infernale, un incubo senza fine dal quale è difficile uscire. Dove il ripetersi delle situazioni appare come un’unica soluzione per vivere l’evento. Non è servita la campagna vaccinale, a mio avviso ancora in fase di evoluzione/sperimentazione, o tutte le misure che sono state prese nel corso di questo folle anno, ci ritroviamo ancora qui a compiere gli stessi step per uscire da un incubo che non prevede vie di fuga.
La nota positiva
Ritrovarsi nello stesso punto con tutta l’acqua che è passata sotto i ponti mi sembra davvero imbarazzante, ciò che doveva via via migliorare è peggiorato. Ci si sono messe anche le varianti del virus a rendere poco credibile un miglioramento che sembra allontanarsi sempre di più! Non è mia intenzione puntare il dito contro nessuno, ma credo che si poteva fare meglio di così! L’unica nota positiva sapete qual è? Avrò il mio tempo per leggere e per scrivere. Avrò il mio tempo per guardare ciò che desidero, aspettando che i “domiciliari” finiscano e la mia sacra libertà mi venga restituita.
Ciao cara eccomi qui come sempre a commentare un tuo articolo non potevo farne a meno perché sei riuscita a cogliere il mio stato d’animo ma credo sia un po’ quello di tutti in questo momento. Io posso dirti semplicemente che mi rispecchio in queste tue parole …speriamo arrivino presto tempi migliori ne abbiamo davvero bisogno..