L’incubo del Babau – una storia di stalking – di Angelo D’Antoni, facente parte della Thriller Trilogy, è un romanzo inquietante e disarmante, dove il lettore, vive con la protagonista, in un crescendo di violenza sia emotiva che psicologica, il cui finale mozzafiato ti lascia spiazzato. Una lettura che ha il sapore delle atrocità a causa del modus operandi del “persecutore”. La vittima chiede aiuto, ma è sola contro tutti. Non c’è una legge ancora che possa fermare l’incubo! La verità è che anche oggi che una legge esiste, alla fine lo “STALKER”, il più delle volte, se la cava con niente. Questo non lo dico io, lo dicono le statistiche sulle donne che vengono molestate, uccise, defraudate della loro dignità.
Lo “stalking”, di qualsiasi genere sia, è una ferita che una volta inferta non guarisce, lascia un trauma indelebile sull’anima della donna perseguitata, che niente e nessuno potrà mai guarire. E con quella cicatrice, che fa un male cane, una donna “deve” continuare a vivere la sua vita senza pesare sul prossimo.
Posa il cellulare. È spaventata. Ripensa a quello che le è accaduto negli ultimi due giorni. Un pensiero si fa strada nel suo cervello. Un pensiero che l’angoscia. Un pensiero associato a un termine che ha sentito pronunciare alcune volte in televisione o letto qualche volte sui giornali. Un termine in lingua inglese che la terrorizza. STALKING.
Definizione del Babau
La protagonista rivive l’incubo del Babau, noto come mostro dello sgabuzzino, o il mostro che viene a prenderti di notte, quello che ti fanno credere esista per farti stare buono. La paura ti attanaglia la gola al minino rumore quando pensi di essere sorpreso nella tranquillità della tua casa. Il mostro che credi venga a tirarti i piedi quando ti ritrovi accovacciato sotto le coperte. Ma i mostri non esistono. I mostri sono coloro che a causa dei loro problemi personali decidono di invadere la tua privacy e di calpestarla, solo perché ritengono che sia giusto così nella loro mente contorta.
È la minaccia che si sentono dire più spesso quando non vogliono rispettare il coprifuoco di casa: “Se non vai subito a letto arriverà il Babau a prenderti e ti porterà nel buio dove rinchiude tutti i bambini cattivi che non obbediscono.”… Il Babau è semplicemente l’essere malvagio che punisce i bambini cattivi, la creatura che si nasconde nelle tenebre, la creatura che è parte delle tenebre e la sfrutta per nascondere il suo vero aspetto, altrimenti troppo pauroso per noi poveri mortali.
Legge sullo stalking
La storia si svolge nel 2007, prima che venisse approvata in Parlamento la legge che ha istituito il reato di stalking (febbraio 2009), quando ancora le donne oggetto di molestie o persecuzioni erano sostanzialmente abbandonate a loro stesse, senza alcun tipo di tutela o protezione da parte dello Stato, alla mercé degli stalkers che godevano di una sorta d’impunità o che venivano puniti soltanto quando “ci scappava la morta”.
Ma teme che, con Barbara Mori, le cose possano cambiare. Sarà forse quell’espressione triste che ha intuito sul viso della donna. Quella sua richiesta di aiuto, quell’urlo inascoltato che lo hanno soggiogato e lo costringono adesso a occuparsi di lei.
L’incubo del Babau: la crudeltà dell’intrusione
Il romanzo è un susseguirsi di eventi drammatici che coinvolgono la protagonista, una cardiologa di nome Barbara Mori che lavora nel principale ospedale torinese, diventata oggetto di persecuzioni da parte di un anonimo stalker. La donna subisce intrusioni nella sua sfera privata via via più invasive e che fanno uso della moderna tecnologia: telefonate anonime, sms, e-mail, fotografie, riprese televisive, intrusioni che si trasformano in una reale minaccia di morte.
Il clima di insicurezza e di paura che si trasforma progressivamente in terrore, che lo stalker riesce ad instaurare, porta la protagonista sull’orlo della pazzia e la costringe a mettere in discussione tutta la sua vita, a riflettere sulle sue scelte passate. L’atmosfera è carica di suspence e di attesa per scoprire e poi subire la nuova mossa del “Persecutore”. Barbara Mori subisce con dolore, rassegnazione e impotenza la mancanza di protezione da parte delle forze di polizia, che sottovalutano le vicende che si susseguono.
Di nuovo quella sensazione di indolenza, di insoddisfazione prese il sopravvento. Quel vuoto nel suo animo che lo tormentava, quella mancanza di interesse per ciò che la circondava. Inoltre la totale assenza di sentimenti da provare nei confronti di una persona dell’altro sesso. Un ulteriore vuoto che non riusciva a colmare. Fu allora che decise di dare una svolta alla sua vita. Fu allora che nacquero le sue creature.
L’incubo del Babau: una cardiologa impavida
Barbara Mori è una donna forte e indipendente, perfettamente consapevole di quali siano le proprie fragilità e insicurezze. È una donna sola con una buona carriera e già questo è un aspetto che la società non apprezza. Si ha la tendenza a demonizzare realtà del genere. La forza e l’indipendenza ostentata delle donne è scomoda, suscita invidia e critiche da chi le teme!
La dottoressa trova il modo per non mollare anche quando la speranza sembra svanire del tutto. Lei ha un cuore impavido! Subisce violenze e nefandezze di ogni genere, da far accapponare la pelle, eppure riesce a trovare la forza in ogni appiglio, in ogni barlume di speranza, l’oscurità non le toglierà la luce. Il suo coraggio fa da monito sia a quegli uomini che credono di trovare un terreno fertile nei nostri confronti, che a noi donne, ricordandoci chi siamo.
Davanti alla sua porta d’ingresso, appoggiato per terra, c’è un mazzo di rose rosse. Barbara lo prende in mano. Nei fiori non trova nessun bigliettino. Barbara in un primo tempo rimane perplessa, ma poi capisce. Le rose sono sei, esattamente come sono sei i giorni che mancano alla sua esecuzione da parte del “Persecutore”.
Indignazione per le donne che subiscono violenza
La storia si svolge in un incalzante terrore che sconvolge e infuria la razionalità di chiunque. Ogni giorno ci indigniamo per una donna che subisce violenza, eppure questa realtà non cessa di esistere. È il male del secolo che si nutre in una società corrotta e disfunzionale! La colpa è da rimandare all’uomo inteso come “bestia” che non riesce a controllare la sua indole da barbaro? Oppure il merito di tutto va attribuito a noi donne che forse siamo riuscite, nel corso del tempo, a raggiungere parametri che il maschio ritiene che non ci competano e quindi per questo dobbiamo pagarne il prezzo?
Potremmo parlarne e discuterne per ore e ne usciremmo comunque vinte! Noi donne saremo perseguitate finché esaleremo il nostro ultimo respiro! Accettazione e rassegnazione non fanno parte nel nostro vocabolario, tuttavia dobbiamo comunque farci i conti!
Ha potuto scambiare solo poche parole con Barbara Mori, ma è stato colpito dalla sua fierezza, dalla sua compostezza e dal suo orgoglio di essere donna. Una donna che non si è piegata di fronte alla più efferata violenza e crudeltà. Una donna che rappresenta l’emblema di tutte quelle donne che sono sottoposte ogni giorno alle brutalità maschili.
L’incubo del Babau: persone libere
Il romanzo è un thriller mozzafiato, spaventoso e violento che induce la protagonista a dubitare di tutti e di tutto, perfino di sé stessa. E quando tutto sembra davvero finito… non lo è affatto!
Questo racconto denso di avvenimenti dalle tinte forti è una denuncia contro tutto quello che le donne subiscono sulla loro pelle, in un clima di silenzio e disattenzione generale da parte dell’opinione pubblica. La speranza è che un giorno, non troppo lontano, fatti simili non si verifichino più e le donne possano davvero sentirsi persone libere aventi gli stessi diritti degli uomini.