A TE PAPA’ CHE MI HAI LASCIATA

È l’amore di un genitore che traina la vita di un figlio, la sostiene, la supporta in ogni modo possibile. Quando viene a mancare la figura genitoriale, qualsiasi sia la motivazione, si rompe un equilibrio che difficilmente si ritrova. Viene a mancare fiducia e autostima, l’abbandono fa sentire inadeguati e diventa assai difficile comprendere quanto la vita sia eccezionale! Questo breve racconto dal titolo “A te papà che mi hai lasciata” di Silvana Picardi, in poche righe affronta proprio questo argomento, dove una famiglia, nonostante sia stata abbandonata da un padre, nonostante abbia dovuto combattere contro il dolore causato dal senso di vuoto lasciato, prova lo stesso ad accogliere quello stesso padre con amore incondizionato, eppure ancora una volta quel genitore delude le aspettative dei suoi figli!

E quella volta che a scuola feci il tema è dissi che eri morto? Te lo ricordi? Certo, te lo fece sapere la mamma. Tu allora venisti, venisti finalmente da me per farmi sapere che eri vivo. Vivesti per me qualche momento!

A te papà che mi hai lasciata: conosciamo l’autrice

Il racconto ha partecipato al concorso letterario di Poesia, Teatro e Narrativa “Memorial Giovanni Leone” alla seconda edizione dal titolo “I valori della Famiglia” organizzato dall’Ass. Luca dell’Arte. Questo breve racconto incarna in sé sentimenti struggenti e di rivalsa, che permettono al lettore di riflettere a fondo sul vero valore della famiglia.

Conosciamo l’autrice con una breve intervista con la quale potremo scoprire molto di più sulla storia e su di lei!

Che emozione, ancora lo ricordo. Ti riconobbi subito, sei uguale a mio fratello. Che gioia quell’ incontro! Eri venuto finalmente da me per vedere i miei bambini. I miei piccoli   avrebbero conosciuto  il nonnino.

Il suo racconto è molto toccante: una vera e propria richiesta d’amore! Il suo racconto è autobiografico? In che modo la sua famiglia ha influenzato la sua vita?

Si, purtroppo il mio racconto è  autenticamente  autobiografico. La lettera che rivolgo a mio padre segna un percorso che ha influenzato notevolmente la mia vita. Il senso di abbandono che ho avuto da sempre è stato come un’ombra che mi ha seguita passo passo senza mai discostarsi da me. Per fortuna la mia saggia e preziosa figura materna mi ha trasmesso valori di cui sono fiera, ma nello stesso tempo mi hanno permesso di essere anche, per certi versi,  un po’ diversa.

A te papà che mi hai lasciata: La tematica del concorso è “I valori della famiglia”, in che modo vive lei la famiglia? Quali pensa che siano i valori fondamentali sui quali si debba poggiare una famiglia? Cosa pensa delle famiglie di oggi?

Ho una certa età per cui vivo la famiglia in maniera diversa rispetto il passato. Osservo e interagisco con i miei con discrezione e mi rendo disponibile  alle loro richieste. Una famiglia dovrebbe poggiare i valori fondamentali sul rispetto di sé stessi, sulle persone e sull’ambiente interno ed esterno.  Dovrebbe mirare a sviluppare il senso della dignità e responsabilità  senza soffocare le libertà altrui. Le famiglie di oggi mi appaiono individualiste, competitive. Mirano  alla ricerca del benessere e del successo personale con impegno inadeguato.

Ricordi papà quel giorno? Ricordi che venisti e venisti ancora…fino a quando ci presentasti l’altra tua ‘diletta figlia’, nata dall’unione con chi ti fece abbandonare nostra madre. Eri venuto per ‘lei’ solo e unicamente per ‘lei’.

A te papà che mi hai lasciata: Ha scelto di scrivere un racconto breve piuttosto che un romanzo o una poesia, perché? Chi la ispira nel suo percorso come scrittrice? In che modo la scrittura influenza la sua vita?

Nel momento in cui ho letto il bando, ho avuto la ‘frenesia’ di rivolgermi a mio padre. Sentivo il bisogno di dirgli ciò che ho scritto. Tutto ispira il mio impulso di mettermi al PC e digitare in fretta. Basta un profumo, un’immagine, una parola che in un momento particolare della mia sensibilità scatenano una  emozione  o un ricordo da imprimere su una pagina word. La scrittura mi aiuta a riflettere, a ricordare, a non sentirmi sola.

Mettere nero su bianco le proprie emozioni molto spesso funge da valvola di sfogo. Cosa significa per lei scrivere? Quali sono le sensazioni o le emozioni che emergono durante la stesura di un racconto? Per esempio quali sono state le emozioni che sono emerse quando ha scritto questo racconto?

Scrivere per me è un’esigenza,  un puzzle da costruire per lasciare un’impronta di  me, un messaggio su cui riflettere. Nello scrivere provo le sensazioni più disparate: dal sorrisetto alla risatina appena abbozzata al magone alla gola; dalla felicità e la gioia alle lacrime che scivolano copiose sul viso; dall’incredulità all’incertezza, dalla speranza al senso di colpa….

Scrivendo  il racconto ho riprovato l’emozione di una bimbetta che aspetta il suo papà. Man mano addentrandomi nei dettagli, ho provato delusione, un’effimera gioia, rabbia, gelosia, rancore ed infine una estrema pietà e senso di colpa.

A te papà che mi hai lasciata: Quali sono le sue letture preferite e perché? Cosa pensa della letteratura contemporanea? Ha un autore preferito a cui si ispira quando si immerge nella scrittura?

Leggo ciò che mi capita, un titolo,  un argomento che mi incuriosisce  o  un libro che mi indica mia figlia, ma in realtà leggo  poco e solo in estate. Il mio autore prediletto è senza dubbio Italo Calvino, la mia fonte ispiratrice.

A te papà che mi hai lasciata: Il suo racconto invia un messaggio al lettore, quale le piacerebbe che fosse? Perché?

Mi piacerebbe trasmettere ai genitori separati che la loro divisione, già di per sé dannosa,  deve garantire ai propri figli una collaborazione attenta e costruttiva per la salvaguardia del benessere psicologico, emozionale e comportamentale che influenzeranno sicuramente il loro futuro. Litigare, parlare male del partner che si è amato, indagare e fare dispetti inutili è deleterio. Telefonare spesso, andare a parlare insieme dagli insegnanti, oppure non delegare solo un genitore a farlo è importante. L’elenco dei suggerimenti sarebbe lungo e forse impossibile da attuare anche in considerazione della nuova famiglia che si viene a creare tuttavia, mi piacerebbe dare un piccolo contributo col mio messaggio: NON  FATE VIVERE ,A CHI AMATE,  IL SENSO DELL’ABBANDONO. Farlo significherebbe condannarli  a farli sentire  esclusi dalla società.

Se il suo racconto fosse un albero, quale sarebbe e perché?

Sicuramente un alto pioppo  tremulo con i rami rivolti verso il basso svolazzanti al gentil zefiro sereno e all’impetuoso vento invernale. Perché mi chiedete? Perché nonostante tutto non ho mai pensato che mio padre fosse cattivo. Mia madre lo ha sempre giustificato anche se l’ha lasciata con tre figli mentre era in stato interessante di due gemelli. Lei diceva sempre, a noi figli, che era un gran lavoratore, un brav’uomo, debole, che non sapeva gestirsi. Esaltava le sue qualità e non gli serbava rancore perché era un instabile. Talvolta quando qualcuno osava parlar male di lui, mia madre lo metteva a tacere dicendo che una madre deve parlare sempre bene del padre dei suoi figli.

Il pioppo tremulo è alto si discosta dalle sue radici,  è fragile, si assoggetta al ludibrio dei venti.  Carezzevole e scostante, talvolta sfiora il viso con le sue foglie caduche ed inebria i pensieri col suo naturale e selvaggio profumo.  Il PIOPPO Tremulo è proprio come mio PADRE

A te papà che mi hai lasciata: Chi è Silvana Picardi nella vita di tutti i giorni?

Silvana Picardi è un’insegnante in pensione che aiuta i ragazzi negli studi. Organizza e pianifica viaggi con le amiche, gioca a burraco e si delizia con il suo unico nipotino che la circonda di affetto. Ama la vita, il cinguettio degli uccelli, il profumo della natura aspra e selvaggia, i colori della primavera, le foglie accartocciate, la pioggia che scivola sul volto. Si contenta di piccole e semplici cose.

A te papà che mi hai lasciata: Quali sono i suoi progetti per il futuro? Magari un altro racconto? Ce ne vuole parlare?

Progetti? Certo che ne ho. Desidero continuare a viaggiare più di prima. Non programmo mai il racconto da scrivere per cui non posso progettare. Mi farebbe piacere, comunque, ricevere  una  proposta che soddisfi i miei desideri.  In particolare tengo molto a una delle due raccolte di racconti che ho scritto da tempo.  Mi riferisco a una serie di racconti che mettono in evidenza lo stile di vita vissuta durante gli anni 50/60  da una bimbetta che frequenterà dalla prima elementare alla terza media. Lo scenario ricco di emozioni e cambiamenti – personali e sociali – contribuirà a porre l’accento sui sacrifici, l’impegno, i divieti vissuti  e la gioia di meritare. Sarebbe mio desiderio poter trasmettere questi messaggi ai ragazzi delle attuali scuole medie.

Ringrazio Silvana Picardi per il suo racconto che ci ha emozionato e fatto riflettere, ma soprattutto la ringrazio per la grande possibilità che mi ha concesso nel conoscerla e poter apprezzare la splendida persona che è!

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